“The fact that Trump has narrowed the lead by 50 percent since june should have everybody screaming bloody murder. We don’t have a minute to lose on this”. Michael Moore, il noto documentarista ultra liberal, con queste dichiarazioni fa suonare un campanello d’allarme in vista delle elezioni presidenziali nel “suo” Michigan. Sottolinea come, nei sondaggi, ci sia stato un recupero impressionante di Trump nei confronti di Biden (al momento la media dei sondaggi dice +6,5% Biden), tanto da aver dimezzato il distacco. Ovviamente, dal suo punto di vista, la situazione è molto preoccupante, anche perché nel 2016 è stato uno dei...
L’impresa impossibile di Trump. 2/ Pennsylva...
Quando si parla di Pennsylvania, non si può sfuggire dalla fulminea descrizione data a questo Stato nel 1986 dallo spin doctor James Carville, durante la campagna elettorale del candidato democratico alla carica di Governatore Robert Casey Sr. : “Between Paoli and Penn Hills, Pennsylvania is Alabama without the blacks. They didn’t film The Deer Hunter there for nothing; the state has the second-highest concentration of NRA members, behind Texas”. (Tra Paoli e Penn Hills, la Pennsylvania è l’Alabama senza i neri. Non hanno girato il “Cacciatore” lì senza motivo; è il secondo Stato dopo il Texas per concentrazione di affiliati...
Usa 2020. Previsione n. 1
Me l’avete chiesto in molti, negli ultimi giorni. E forse è davvero arrivato il momento di esporsi al pubblico ludìbrio. A 52 giorni dalle elezioni, ecco la mia (prima) previsione sull’esito delle elezioni presidenziali Usa. Non si tratta, per ora, di una mappa definitiva. Gli stati in bilico (toss-up) sono ancora una decina. Ma nei prossimi giorni molti di questi stati passeranno definitivamente da un lato o l’altro della barricata. Almeno 3 o 4, infatti, sono toss-up molto forzati, perché uno dei due candidati è decisamente favorito. Ma rimandiamo gli spostamenti alla prossima settimana. E tenete conto che, anche se qualche volta ci ho...
Meno 52. Gli ultimi sondaggi
Ieri era l’11 settembre, giornata in cui ci si ferma sempre e comunque a ricordare il giorno che sconvolse l’Occidente. Sono usciti un po’ di sondaggi con risultati che dimostrano un generale consolidamento della campagna di Biden in alcuni stati (Wisconsin e Michigan) che potrebbero essere decisivi per la vittoria finale. Larry Sabato (Crystal Ball) ha aggiornato la sua mappa (Biden 269, Trump 204, Toss-Up 65) con un unico piccolo cambiamento rispetto alla precedente: il collegio Nebraska-2 passa da Toss-Up a Leaning Dem. Cook Political Report, invece, sposta verso destra Nevada (da Likely Dem a Lean Dem) e Florida (da...
Swing, baby, swing
Chi conosce un po’ di storia delle elezioni americane sa che non c’è niente di più rischioso di farsi ossessionare dai sondaggi nazionali sul gradimento dei due candidati. Dal 2000 ad oggi i repubblicani hanno vinto il voto popolare una volta soltanto (Bush 2004), pur vincendo la corsa per la presidenza ben tre volte (Bush 2000, Bush 2004, Trump 2016). Questo perché il sistema americano assegna il voto dei grandi elettori (decisivi per l’elezione del presidente) a livello statale con la formula (quasi sempre, fanno eccezione Maine e Nebraska) del “winner takes it all”. Nel 2016, Trump ha vinto la Pennsylvania con un vantaggio di 68.236...
L’impresa impossibile di Trump. 1/Minnesota
Premessa. Le Elezioni Presidenziali Statunitensi 2020 hanno rischiato seriamente di non svolgersi regolarmente, non a causa della pandemia dovuta al Covid 19, ma perché ancora non si era aperto ufficialmente il dibattito su The Right Nation! Dopo aver letto le ragioni di Simone Bressan sul perché votare (idealmente) “No” alla rielezione Donald J. Trump e del perché, invece, votare “Sì” (sempre idealmente) secondo Andrea Mancia, cercherò di esaminare le reali possibilità di vittoria da parte del Presidente in carica. Facciamo un piccolo passo indietro, alla notte tra l’8 e il 9 novembre 2016, dove il corso della storia moderna della...
Losers & Suckers: la versione di Bolton
La presa di posizione più attesa. Perché John Bolton era fisicamente con il Presidente in quelle ore e perché oggi è uno dei critici più spietati dell’inquilino della Casa Bianca. E benché ammetta che “il Presidente denigra quasi tutti quelli con cui entra in contatto e il cui cognome non sia Trump”, Bolton definisce “semplicemente false” le accuse mosse a Trump dall’articolo di The Atlantic. Il ricordo di Bolton rispetto alla scelta di cancellare la visita programmata all’Aisne-Marne American Cemetery è molto nitido: si è trattato di una decisione assunta per le precarie condizioni meteo (dettaglio, questo, confermato da più fonti che non...
Trump 2020: perché sì
Premessa: a differenza di Simone, io non sono affatto convinto che Donald Trump sia il favorito alle Presidenziali Usa di novembre. Sono un po’ meno pessimista di qualche mese fa, ma in linea di massima gli concedo una possibilità di vittoria su tre: qualche punto percentuale in più rispetto al modello elaborato da Nate Silver per FiveThirtyEight. Vista la mia (disastrosa, anche se non solitaria) performance predittiva del 2016, questo può essere interpretato come un buon segno dai trumpiani di tutto il pianeta. Io, però, trumpiano non lo sono mai stato. Troppi dubbi sul suo passato politico, troppe incertezze sulle sue posizioni sul libero...
Trump 2020: perché no
Premessa: penso che allo stato attuale delle cose, Donald Trump abbia molte più possibilità di vincere le elezioni presidenziali di quante ne avesse allo stesso punto della campagna elettorale del 2016. Il fatto, per me, è di per sé eccezionale e dimostra una volta ancora quanto certe campagne condotte con pervicacia da alcune élite autoreferenziali spingano i popoli ad atti di ribellione senza precedenti. Vorrei, però, rompere il mio quadriennale silenzio sulle cose americane (quando non si capisce un fenomeno, come è capitato a me con Trump, ci si ferma e si torna a studiare) per dire che oggi sono ancora più convinto di allora che Trump...
The Road to Milwauke...
Grazie allo sforzo massiccio e coordinato dell’intero establishment democratico (oltre che alla ridicola inadeguatezza di Michael Bloomberg), Joe Biden esce dal coma giusto in tempo per il SuperTuesday. E scavalca Bernie Sanders nella corsa alla nomination, vincendo non solo negli stati...
Luci d’America
“Si accende lo spettacolo, le luci che ti scappano dall’anima” Superbowl LIII, Atlanta, Georgia. New England Patriots vs Los Angeles Rams. La più grande Dinastia dello sport a stelle e strisce contro una coppia di giovanissimi in rampa di lancio che ha fatto sì che LA...
Gilder, il genio sco...
Andrea Mancia e Simone Bressan
È uscito da qualche mese negli Stati Uniti l’ultimo libro di George Gilder, l’autore vivente più citato da Ronald Reagan durante gli otto anni della sua presidenza. “The Scandal of Money. Why Wall Street recovers but the economy never does” (Regnery, 2016) mantiene fede alle promesse del suo sottotitolo – “Perché Wall Street si è ripresa, ma l’economia non ci riesce mai” – ed è la prima attuazione pratica della “teoria dell’informazione applicata all’economia” esposta da Gilder nel suo fenomenale “Knowledge and Power” (2014). “The Scandal of Money” sconvolge ancora una volta paradigmi asfittici e incapaci di spiegare la realtà, senza fare prigionieri. L’economia, secondo Gilder, è un sistema di informazioni, guidato dalla creatività umana, che dipende necessariamente da un sistema affidabile di misurazione del valore (il denaro). Decenni di manipolazione monetaria e di ipertrofia finanziaria – uniti a un sistema di misurazione diventato “variabile” (come quello delle valute sganciate dal sistema aureo) – hanno però schiacciato la classe media e stanno avvelenando gli ultimi pozzi della creatività imprenditoriale.
La bandiera del fusi...
Andrea Mancia e Simone Bressan
«Nel 1945 scrive George N. Nash in The Conservative Intellectual Movement in America non esiste alcuna forza intellettuale conservatrice in America che sia coordinata e cosciente di sé, ma solo voci di protesta isolate e profondamente pessimiste sul futuro del Paese. Non si può ancora parlare...
In difesa di Bannon
Il 13 Novembre Donald Trump ha nominato Steve Bannon capo stratega della Casa Bianca. Steve Bannon è il responsabile esecutivo di Breitbart News, il sito d’informazione divenuto punto di riferimento della nuova destra americana, ed ha diretto la campagna presidenziale di Trump. Alcuni dei...
Le parole che non vi abbiamo detto
Andrea Mancia e Simone Bressan
Al netto delle fredde analisi sui numeri, queste, sono le prime righe che scriviamo dopo che il ciclone Trump ha travolto editorialisti, analisti, sondaggisti e, soprattutto, Hillary Clinton. La vittoria di The Donald non era stata pronosticata nemmeno qui, dove solitamente tendiamo a diffidare da quel che dicono i mainstream media. E proprio per questo, soprattutto per i tanti che ci conoscono e i pochi che ci leggono, è giusto partire dalle scuse. Nonostante pensassimo di aver ormai maturato solidi anti-corpi contro il pensiero dominante, anche noi ci siamo fatti condizionare dalla mole gigantesca di motivi per cui Donald Trump non...
Gran Torino
A poche ore dalla vittoria di Donald Trump qualche considerazione possiamo annotarla sul nostro taccuino, in attesa di dati e analisi più precise. Dopo l’esito del referendum sulla Brexit, un’altra sberla ha fatto girare la testa alle elites occidentali, sempre più cieche e sorde,...
10 fatti in ordine sparso sulle elezioni americane
Andrea Mancia e Simone Bressan
1) Dimenticatevi la favoletta degli “stati rossi” contro gli “stati blu”. Con uno degli elettorati più polarizzati della storia degli Stati Uniti, la vera linea di demarcazione è stata – come sempre negli ultimi decenni – tra le aree densamente urbanizzate e tutto il resto della nazione (sobborghi, città di piccola e media grandezza, aree rurali). Nelle metropoli, Hillary R. Clinton ha dominato (+72,5 nei confronti di Donald J. Trump). Fuori dalle metropoli, è stata dominata (con percentuali a favore di Trump che oscillano dal +84,6% nelle contee rurali al +49,3% dei sobborghi). 2) Le...
La lezione americana
Molti fattori hanno concorso alla imprevista vittoria di Trump ma, tra essi, certamente e’ stata rilevante la domanda di lavoro, di lavoro vero non di sussidi, della working class americana. L’economia degli Stati Uniti e’ stata alimentata da una forte immissione di...
Leoni da tastiera
Quanti politologi, quanti esperti di politica americana si sono affacciati stamattina sulla rete? Tutti a dire la loro: “non ci posso credere!”, “americani non ci siamo”, “ha vinto il populismo e l’ignoranza”. Io non ho l’ardire e la...